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Seno e protesi

5 Ott, 2021 | News

Tondo, alto, magari anche un po’ sfacciato, esagerato; oppure elegante, morbido, discreto, naturale… Ogni donna ha il suo seno. Anzi, ha quello che la lotteria del DNA le ha regalato, e in più ha quello che ha sempre sognato. Nelle più fortunate, i due combaciano. Per le altre ci sono sforzi per riconoscere e accettare la propria bellezza (che ripagano sempre) o interventi di estetica per correggere una natura poco generosa (una botta per l’autostima).

Stessa sensibilità, niente tracce

Una domanda che spesso mi fanno è: “Un seno rifatto ha la stessa sensibilità di uno naturale?”. La risposta è un doppio sì. Se il lavoro di mastoplastica additiva è ben pensato e ben fatto, non solo resta invariata la sensibilità della pelle e dei capezzoli, ma è anche difficile riconoscere tracce dell’intervento allo sguardo e al tatto. Dipende tutto dall’anatomia della paziente (la forma di partenza e quella di arrivo), dalla maestria del chirurgo e anche dai materiali usati, cioè dal tipo di protesi scelte.

Forma e forme

La bellezza di un seno è fatta di armonia, simmetria e equilibrio con il resto del corpo. Ma il seno è anche seduzione, e qui entrano in gioco gusti e indole personale. Una donna che vuole un seno esagerato, un po’ sfacciato come dicevamo all’inizio, sceglierà una protesi più voluminosa che dia u nprofilo più alto che esonda sotto il mento. Per chi invece punta a un aspetto più elegante e discreto, sono adatte le protesi ergonomiche, che riproducono le forme naturali a seconda della posizione. 

Impianto di risalita

Una decisione fondamentale per avere un risultato che soddisfi l’esigenza estetica e la sicurezza medica è il posizionamento che può essere sottomuscolare, retroghiandolare o “dual plane” che è un mix dei due. Ogni tecnica ha i suoi pro e i sui contro. L’impianto sottomuscolare, cioè l’inserimento delle protesi sotto i muscoli pettorali, è più adatto a donne molto magre, con un seno poco sviluppato. La protesi è più in profondità, dunque più nascosta, ma è un’operazione più invasiva che richiede un tempo di recupero più lungo. L’impianto retroghiandolare, invece, è più veloce, meno doloroso, ma è più adatto a donne che hanno una ghiandola più sviluppata e tessuto mammario spesso, altrimenti la protesi si può vedere. 

La tecnica dual plane, infine è la tecnica più nuova, e la più seguita: prevede di inserire la parte superiore della protesi sotto al muscolo, lasciare la parte inferiore tra il muscolo e le ghiandole, così da fornire una forma più naturale al seno.

Qualità senza compromessi

In ogni caso, è fondamentale scegliere protesi che siano di alto livello, che non diano problemi neanche a distanza di anni. Le storie di tette che esplodono in aereo sono falsi miti, ma è vero che protesi scadenti possano dare problemi, specialmente sul lungo periodo. Per questo è fondamentale scegliere sempre protesi di altissima gamma che garantiscono una durata e permettono di essere impiantate attraverso accessi minimi, cosa fondamentale per ridurre le cicatrici e i tempi di recupero.

Il microchip salva memoria

L’azienda americana Motiva ha anche lanciato le prime protesi con un microchip interno che permette di recuperare a distanza di anni (tanti anni) informazioni utili per i medici che si occuperanno della paziente in futuro. Una sicurezza in più per chi ha deciso di prendere in mano la situazione, e regalarsi un décolleté su misura.