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Bellezza e geometria

30 Set, 2021 | News

Ogni chirurgo plastico nel suo lavoro si trova quotidianamente davanti alla domanda delle domande: cos’è bello? In queste pagine ne abbiamo già parlato qualche settimana fa, quando è scoppiato il caso della modella “dalla bellezza non convenzionale” che ha sfilato per Gucci. Il successo che ha avuto la modella a livello planetario è da applaudire, è sicuramente una ragazza forte, affascinante, sicura di sé, un esempio, ma tutto questo non la avvicina alla bellezza: il suo naso resta aquilino, il suo mento prospicente e gli zigomi sfuggenti. Ora, lasciando ai filosofi il compito di addentrarsi nei territori scivolosi della definizione di “bellezza” come ideale, resta la domanda che mi pongo ogni volta che una paziente mi chiede un intervento: cosa e come correggere per renderla più bella?

Limitiamoci al viso, l’elemento che più influisce nelle relazioni interpersonali, e dunque è più esposto al giudizio estetico, nostro e di chi ci circonda. 

Gli standard della bellezza cambiano con il tempo e i luoghi. In ogni epoca, in ogni cultura, esiste un gusto che valuta bello un tipo di naso piuttosto che un altro, un taglio di occhi più o meno allungato, un viso più ovale o con la mandibola più pronunciata… E ci sono anche differenze nella percezione di tratti maschili e femminili, non si tratta di fare sessismo: un uomo può essere molto bello anche avendo tratti che culturalmente si associano a volti femminili, e viceversa.

D’altra parte, però, esistono alcune costanti che persistono e resistono ai cambiamenti del gusto: la simmetria, l’armonia nella distribuzione degli elementi del volto (naso, bocca, distanza degli occhi, zigomi, fronte…) e le proporzioni che li legano.

Periodicamente vengono fatte ricerche empiriche per capire quali volti risultano attraenti. Immancabilmente i ricercatori ri-scoprono che istintivamente l’essere umano indica come bello qualcosa in cui riconosce la presenza della Sezione aurea. Senza impazzire dietro la geometria, la Sezione aurea è un rapporto che lega due lunghezze: se una è lunga 1, l’altra è 1.618. Viene usata in architettura, in scultura, ovunque si cerchi un equilibrio, perché tutti noi (va be’, quasi tutti) riconosciamo come “bello” qualcosa che rispetta questa proporzione. È armonica la facciata del Partenone dove la larghezza è 1,6 volte l’altezza, è riconosciuta come armonica una faccia  il labbro inferiore è spesso 1.6 volte quello superiore, le sopracciglia sono lunghe 1,6 volte la distanza tra loro e così via… 

Analizzando con un computer le immagini di facce considerate belle, e avendo in mente il debole umano per la sezione aurea,  il chirurgo plastico americano Stephen Marquardt ha creato quella che ha chiamato la “Marquardt Beauty Mask” (maschera di bellezza di Marquardt) cioè un modello geometrico del viso ideale, lo vedete sovrapposto alle foto di queste pagine. I lineamenti delle tre attrici si sovrappongono benissimo alle linee guida (meno bene per Scarlett Johansson, che effettivamente ha un volto più particolare) ed effettivamente sono tre donne bellissime. 

Certo che si adattano, si potrebbe obiettare: la maschera è stata sviluppata utilizzando come esempio proprio i volti di bellezze riconosciute tali. Cioè, loro definiscono la bellezza e io provo che sono belle secondo i loro criteri, un bel circolo vizioso. Ma il punto è un altro: il lavoro di Marquardt, che è solo un esempio, ma non l’unico, prova a quantificare geometricamente la bellezza di un volto. E di conseguenza a dare una guida a chi, come noi chirurghi plastici, siamo chiamati a valutare e correggere “errori” che allontanano dal sogno della bellezza. 

Bene, dopo questa lunga premessa, torniamo alla domanda iniziale: cosa correggere per rendere più bella una donna che viene nel mio studio? Probabilmente, se fossi uno scultore, prenderei il mio blocco di marmo grezzo, traccerei le linee suggerite da proporzioni e disegni perfetti, e poi via di scalpello a togliere, limare, levigare fino a riprodurre l’incorruttibile immagine di una bellezza ideale. Ma quello non è il mio lavoro. Le mie pazienti sono donne di carne e ossa, ciascuna con le sue caratteristiche specifiche, con i suoi punti di  forza, e i suoi difetti. Il mio lavoro è esaltare la bellezza che hanno, rispettando i loro tessuti, la loro biologia, i loro tempi di guarigione. La bellezza ideale lasciamola agli scultori, ai filosofi, e agli appassionati di geometria, noi parliamo di donne, vere, vive e già per questo più interessanti e attraenti di ogni statua che sia mai stata scolpita.