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L’intervento di Alessandro Gualdi al Congresso AICPE 2016

17 Giu, 2016 | Ricerca

“Cari Amici e Colleghi,

sento la necessità di condividere con voi alcuni pensieri circa la nostra società, anzi, la nostra squadra.

Gli incresciosi accadimenti avvenuti durante l’ultimo congresso a Firenze mi spingono infatti a riprendere alcuni concetti già precedentemente esposti. Come altre volte scritto nella mia vita lo sport ha sempre giocato un ruolo fondamentale…gli insegnamenti che mi ha trasmesso e le lezioni che mi ha dato rappresentano ad oggi un background di inestimabile valore umano; Ciò che posso dare agli altri e quello che mi aspetto dalle persone con le quali, di comune accordo, intraprendo un cammino, un percorso, sono proprio tutti i valori che fanno di un assembramento di persone di colleghi ed amici una squadra.

L’AICPE è nata perché un gruppo di professionisti ha pensato di riunirsi per condividere comuni esigenze e comuni sensibilità. Questo a mio parere non basta. In questi anni ho visto l’AICPE crescere molto grazie al contributo di tanti dei professionisti più navigati, così come dei numerosi colleghi giovani che con entusiasmo hanno trovato un luogo ideale dove confrontarsi serenamente senza reticenze nonostante le differenze anagrafiche di esperienza e formazione professionale. Le prove che ci troviamo quotidianamente dinnanzi sono numerose ed impegnative, sia come AICPE che come singoli Professionisti.

Affrontare un problema da soli è un conto, saper di far parte di una squadra, una solida squadra, risparmierebbe molte notti insonni a tutti noi. Riconoscerci reciprocamente come compagni, mettere a disposizione degli altri le singole eccellenze, promuoverci vicendevolmente, aiutarci: penso che questo sia possibile oltre che auspicabile. Come già scrissi ”Credo sia arrivato il tempo di trasformare i Chirurghi Plastici da ottimi golfisti, che nella mia metafora sono prime donne individualiste, in stoici Rugbisti”.

Trovo che tutto ciò sia realizzabile esclusivamente promuovendo il vero incontro e quindi non solo tutte le attività di carattere professionale e lavorativo che trovano la loro realizzazione nelle nostre iniziative scientifiche, ma anche le occasioni di pura aggregazione e team building, dove tra pari, senza distinzione di anzianità, fama ed esperienza, ci si mescoli confrontandosi. Siamo circa 300 iscritti, a parer mio un numero adatto a permetterci l’un l’altro di riconoscere il volto di ogni collega, un numero giusto affinché ci si possa conoscere tutti e si sviluppi e coltivi uno spirito di gruppo e di amicizia reale.

Con un forte senso di appartenenza e legati da rapporti veri si faciliterebbe la condivisione delle vittorie personali nonché di tutte quelle situazioni che potrebbero necessitare di un aiuto da parte di qualche collega più esperto, o con competenze diverse rispetto alle nostre. Ogni squadra verte su dei pilastri importantissimi ed è partendo da questi che vorrei invitare ciascuno a mantenere, nel momento in cui giunge alla sua osservazione un paziente che si lamenta dell’operato di un collega, quel rispetto e quella correttezza che dovrebbero appartenerci per etica e deontologia professionale.

Fidarsi della correttezza reciproca potrebbe significare anche solo mettersi in contatto con il collega che per primo ha trattato la paziente, cercando se possibile di intavolare una risposta condivisa, rendendosi poi eventualmente disponibili alla correzione, ma prospettando comunque la possibilità di reindirizzarlo nuovamente al collega per trovare una soluzione comune e, cosa ancor più importante, rifiutarsi di eseguire perizie di parte faziose o intransigenti.

Più forte è l’individuo più forte rende la squadra, ma da solo non può vincere, può limitarsi a segnare qualche punto; un buon modo per tradurre questo concetto nella pratica potrebbe essere, per tutti noi membri di AICPE, di iscriverci come periti nelle liste dei tribunali, non tanto nella speranza di favoritismi, poiché il rigore scientifico deve essere la fiamma che ci guida, quanto piuttosto per evitare il pericolo di finire per essere giudicati da chi non pratica la nostra professione e non conosce la Chirurgia Plastica Estetica, disciplina giovane ed in continua evoluzione, che mal si addice ad essere valutata da colleghi ultra ottuagenari che talvolta non possiedono nemmeno il titolo di Specialisti nella nostra materia. Il numero di noi soci non è nemmeno poi così esiguo, perciò sono possibili dei dissapori personali, ma laddove può non esserci particolare stima,

CI DEVE ESSERE RISPETTO, anche per il solo fatto di indossare TUTTI LA STESSA MAGLIA. Curiamo e curiamoCI dello spogliatoio ricordando che abbiamo scelto di indossare i colori dell’AICPE.

Queste sono le solide basi che credo varrebbe la pena di consolidare di anno in anno, con l’obiettivo comune di continuare a crescere, migliorandoci. Ecco dunque il mio appello: lavoriamo su di noi per far si che la nostra squadra, anche nei momenti più difficili, possa portare a casa il risultato giocando a memoria, in modo che ciascun componente sappia di poter contare sempre e comunque sulla lealtà dei compagni, colleghi, amici.

Grazie e cari saluti a voi tutti”

Alessandro Gualdi,  Congresso AICPE  2016